Il Sudan – La nazione e la sua storia Con un’area di 2,376,000 di km quadrati e una fascia costiera di 716 km, il Sudan è il più grande paese dell’Africa. Gli altipiani e le pianure dominano il paesaggio. Le zone montuose si trovano dietro la costa del Mar Rosso, nell’estremo sud e nell’estremo ovest. Di conseguenza i monti interni sono le Montagne Nuba ad ovest del bianco Fiume Nilo. Tutti i flussi significativi fluiscono nei fiumi Nilo Bianco e Nilo Blu, che si riuniscono proprio a nord di Khartoum per formare il fiume Nilo. Vaste paludi a sud, specialmente lungo Bahr al Ghazal (la parte più a sud del Nilo Bianco). La pioggia varia da raro ad occasionale nell’estremo nord del deserto a dal relativamente abbondante al frequente (stagione delle piogge dai sei ai nove mesi) in un terzo del sud del Sudan. Per molti anni il terzo centrale ha avuto abbastanza pioggia per l’agricoltura ma la mancanza di pioggia dal 1980 al 1991 ha causato anni di siccità. Le tempeste di polvere (che spesso precedono le tempeste di pioggia) sono comuni nella parte settentrionale e nelle parti più a nord del Sudan centrale, riducendo la visibilità e causando molti disagi. Le temperature minime e massime giornaliere sono generalmente alte: le temperature nel deserto spesso sono abbastanza fredde di notte. Il censimento del 1983 ha contato una popolazione di 21,6 milioni di persone; nel luglio del 1990 la popolazione era di circa 25 milioni. Il tasso di crescita annuale varia dal 2.8 a 3.1%. Metà della popolazione è sotto i diciotto anni di età. Circa il 20% della popolazione urbana, concentrata maggiormente in tre città - Khartoum, Omdurman, e Khartoum North—costituisce la zona della capitale nazionale. Ci sono circa 400 lingue, ma l’Arabo è la lingua primaria ed ufficiale. L’inglese è la seconda lingua commune nel sud. Le altre lingue sono il Bedawiye usato dai Beja e diversi dialetti del and Niger-Kurdufanian e del Nilo-Saharan. La più grande categoria etnica dal 1983 (quasi il 40% del totale, quasi il 55% nel nord) comprende quella che si considera Araba, ma categorie interne si dividono in tribù regionali e in associazioni ai vari gruppi politico – religiosi Musulmani. I maggiori gruppi Musulmani (ma non Arabi) sono i Nubiani nell’estremo nord, i nomadi Beja a nord est, e i Fur ad ovest. I gruppi meridionali non Musulmani includono i Dinka (più del 10% della popolazione totale e il 40% nel sud), i Nuer, e numerosi e piccolo Nilotic ed altri gruppi etnici. Più della metà della popolazione complessiva è Musulmana, molti vivono nel nord dove i Musulmani costituiscono più del 75% della popolazione. Relativamente pochi sono i Cristiani, di cui la maggior parte vive nel sud. Il più delle persone nel sud sono una sostanziale minoranza nel nord che aderisce alle diverse religioni indigene. L’agricoltura e l’allevamento di bestiame forniscono sostentamento al circa l’80% della popolazione e approssimativamente al 95% delle esportazioni nei primi anni 90. L’agricoltura è caratterizzata da un settore moderno e orientato verso il mercato e da un sistema di irrigazione meccanizzata concentrata nella parte centrale della nazione e da un grande settore tradizionale impegnato in attività di sussistenza altrove. Le colture principali e moderne sono il cotone, il sorgo, le arachidi, lo zucchero di canna, il grano, il sesamo. Le colture tradizionali sono il sorgo, il miglio, le arachidi, il sesamo. La pesca è ancora la maggiore attività di sostentamento.
SUDAN, COME MOLTI PAESI AFRICANI, consiste in numerosi gruppi etnici. Diversamente dal più degli stati, comunque, il Sudan ha due distinte divisioni: il nord che è ampiamente Arabo e Musulmano, ed il sud, che consiste in una predominanza di persone nere Nilotiche, alcune dei quali sono membri di fede indigena ed altri che sono Cristiani. La linea politica Inglese durante il dominio Anglo – Egiziano (1899-1955) intensificò la divisione poichè gli Inglesi stabilirono amministrazioni separate per le due zone e proibirono ai nordici di entrare nel sud. Negli anni 90, molte meridionali continuarono a temere di essere governati dai nordici, che non possedevano una familiarità con i loro credo e con le loro religioni etniche e che desideravano imporre su di essi le loro istituzioni. Data la sua vicinanza all’Egitto e la centralità del Fiume Nilo che entrambi i paesi condividono, non sorprende il fatto che storicamente l’Egitto abbia influenzato il Sudan in maniera significativa specialmente nella parte nord del paese.
Cush La recente testimonianza storica del Nord del Sudan arriva da fonti Egiziane, che descrivono il paesaggio, chiamato “Cush”, come “sfortunato”. Per più di 2,000 anni dopo l’Antico Regno (circa 2700-2180 a.C.), le attività politiche ed economiche Egiziane determinarono il corso della storia della regione centrale del Nilo. Anche durante i periodi di intermediazione quando il potere politico degli Egiziani sul Cush diminuì, l’Egitto esercitò una profonda influenza culturale e religiosa sulle persone del luogo. Durante i secoli, il mercato si sviluppò. Le carovane Egizie portarono il grano nel Cush e tornavano ad Aswan con l’avorio, incenso, pellame e la carnelia (una pietra pregiata sia per la gioielleria che per le punte delle frecce) per le spedizioni a valle. I mercanti Egiziani apprezzarono particolarmente l’oro e gli schiavi, che servivano come servi domestici, concubine e soldati per l’esercito del Faraone. Le spedizioni militari Egiziane entrarono periodicamente nel Cush durante l’Antico Regno. Ancora non c’era stato il tentativo di stabilire una presenza permanente nella zona fino al Regno di Mezzo (circa 2100-1720 a.C.), quando l’Egitto costruì una rete di fortezze lungo il Nilo come nell’estremo sud a Samnah, per salvaguardare il flusso dell’oro delle miniere a Wawat. Intorno al 1720 a.C., i nomadi Asiatici chiamati Hyksos invasero l’Egitto, concludendo il Regno di Mezzo, ruppero molti collegamenti con il Cush e distrussero le fortezze lungo il Fiume Nilo. Per riempire il vuoto lasciato dal ritiro Egiziano, un regno indigeno culturalmente diverso emerse a Kerma, vicino all’attuale a Dongola. Dopo che il potere Egiziano si rianimò durante il Nuovo Regno (circa 1570- 1100 a.C.), il faraone Ahmose I incorporò il Cush come una provincia Egiziana governata dal viceré. Sebbene il controllo amministrativo dell’Egitto sul Cush si estendeva solo su un quarto, le fonti delle liste dei distretti tributari Egiziani raggiunsero il Mar Rosso e la zona a monte della confluenza del Nilo Blu e del Nilo Bianco. Le autorità Egiziane assicurarono la loro fedeltà ai capi locali incaricando i loro figli a servire come paggi alla corte del faraone. L’Egitto richiedeva inoltre tributi in oro e schiavi dai capi locali. Una volta che l’Egitto stabilì il suo controllo politico nel Cush, i funzionari ed i sacerdoti si unirono alle truppe militari, i mercanti e gli artigiani si sono stabiliti nella regione. La lingua Copta, parlata in Egitto, divenne ampiamente usata nelle attività quotidiane. L’elite del Cush adottò gli dei Egizi e costruirono templi come loro dedicati al dio del sole Amun a Napata, vicino all’odierna Kuraymah. I templi rimasero i centri di culto religioso ufficiale fino all’arrivo del Cristianesimo nella regione durante il sesto secolo. Quando l’influenza Egiziana diminuì o si annientò di fronte alla dominazione straniera, l’elite del Cush è da considerare come un vero campione dei valori culturali e religioso Egizi. Dall’undicesimo secolo a.C., l’autorità delle dinastie del Nuovo Regno sono diminuite, permettendo la divisione delle regole in Egitto, e segnando la fine del controllo Egiziano sul Cush. Non ci sono informazioni circa le attività della regione da oltre 300 anni. Nell’ottavo secolo a.C., tuttavia, il Cush è riemerso come un regno indipendente governato da Napata con una linea aggressiva di monarchi che gradualmente estesero la loro influenza in Egitto. Nel 750 a.C circa, un re del Cush chiamato Kashta conquistò l’Egitto meridionale e divenne governatore di Tebe fino al 740 a.C. circa. Il suo successore, Piankhy, assoggettò il delta, riunì l’Egitto sotto la Venticinquesima Dinastia, e fondò una linea di re che governò il Cush e Tebe per circa cento anni. L’intervento della dinastia nella zona della moderna Siria causò un confronto tra l’Egitto e l’Assiria. Quando gli Assiri per vendetta invasero l’Egitto, Taharqa (688-663 a.C.), l’ultimo faraone del Cush, si ritirò e restituì la dinastia a Napata, dove i Cush continuarono a governare ed estesero il loro dominio a sud e a est.
Meroe La successiva dinastia dell’Egitto non riuscì imporre di nuovo il controllo nel Cush. Nel 590 a.C., tuttavia, un’armata Egiziana saccheggiò Napata, costringendo la corte del Cush a spostarsi in un luogo più sicuro, a Meroe vicino la sesta cataratta. Per molti secoli in avanti, il regno Meroitico si sviluppò indipendentemente dall’Egitto, che passò sotto il dominio Persiano, Greco e infine Romano. Durante l’apice del suo potere nel secondo e terzo secolo a.C., Meroe si estese su una regione dalla terza cataratta a nord di Sawba, fino alla moderna Khartoum, al sud. La tradizione faraonica persistette attraverso una linea di governatori a Meroe, che innalzò stele per ricordare i successi dei loro regni ed eressero piramidi per contenere le loro tombe. Questi oggetti e le rovine dei palazzo, dei templi e dei bagni a Meroe testimoniano un sistema politico centralizzato che impiegava le abilità degli artigiani e la capacità degli operai di una grande forza lavoro. Un impianto di irrigazione ben organizzato consentì alla zona di sostenere un’alta densità demografica possibile durante i periodi successivi. Dal primo secolo a.C., l’uso dei geroglifici ha condotto ad uno scritto Meroitico che adeguò il sistema di scrittura Egizia ad uno indigeno, il Nubiano – relativo parlato più successivamente dalla gente della regione. Il sistema di successioni di Meroe non fu necessariamente ereditario; i membri della famiglia reale matriarcale furono considerate più meritevoli di diventare re. Il ruolo della madre della regina nel processo di selezione era cruciale per una successione raffinata. La corona sembrò passare da fratello a fratello (o sorella) e solo quando non rimanevano parenti di padre in figlio. Sebbene Napata rimane il centro religioso di Meroe, il nord del Cush infine cadde in disordine in seguito alla pressione dei Blemmyes, predatori nomadi dall’est del Nilo. Il Nilo comunque continuò a dare alla regione l’accesso al mondo Mediterraneo. In più Meroe mantenne i contatti con i mercanti Arabi e Indiani lungo la costa del Mar Rosso e risentirono delle influenze culturali Elleniche ed Indù nella vita quotidiana. La prova inconcludente suggerisce che la tecnologia metallurgica potrebbe essere stata trasmessa verso ovest attraverso la cinta della savana all’Africa Occidentale dai lavoratori di acciaio. Le relazioni tra Meroe e l’Egitto non furono sempre pacifiche. Nel 23 a.C., in risposta all’incursione di Meroe nell’Egitto Settentrionale, un’armata Romana si spostò a sud e rase al suolo Napata. I comandanti Romani abbandonarono velocemente la zona, comunque talmente povera per garantire la colonizzazione. Nel secondo secolo a.C., i Nobatae occuparono la riva occidentale del Nilo a nord del Cush. Si pensa che siano stati uno dei diversi gruppi ben armati di cavalli – e di guerrieri a cammello che vendevano la protezione per le popolazioni di Meroe; infine ebbero matrimoni misti e si stabilirono presso il popolo di Meroe come un’aristocrazia militare. Fino a circa il quinto secolo, Roma sovvenzionò i Nobatae ed utilizzò Meroe come cuscinetto tra l’Egitto e i Blemmyes. Nel frattempo. l’antico regno di Meroe si ridusse a causa dell’espansione di Axum, uno stato Abissino potente che si trova nell’est della moderna Etiopia. Nel 350 d.C., un esercito Axumita catturò e distrusse la città di Meroe, ponendo fine all’esistenza dell’indipendenza del regno.
La Nubia Cristiana Dal sesto secolo, tre stati sono emersi come eredi politici e culturale del regno di Meroe. Nobatia nel nord, conosciuta anche come Ballanah, ebbe la sua capitale a Faras, in quell che è oggi l’Egitto; il regno centrale, Makuria, fu posto a Dongola, l’antica città sul Nilo a circa 150 km a sud della moderna Dongola; e Alwa, nel cuore della vecchia Meroe nel sud, che ebbe la sua capitale a Sawba. In tutti e tre i regni, guerrieri aristocratici governarono la popolazione di Meroe attraverso corti reali dove i funzionari supportavano i titoli Greci nell’emulazione della corte Bizantina. I primi riferimenti ai successori dei regni di Nubia sono contenuti nei resoconti degli autori Greci e Copti sulla conversione dei re Nubiani alla Cristianità nel sesto secolo. Secondo la tradizione, un missionario inviato dall’imperatrice Bizantina Teodora arrivò a Nobatia e iniziò a predicare il vangelo nel 540 circa. E’ possibile che il processo di conversione iniziò prima, tuttavia sotto la protezione dei missionari Copti dell’Egitto, che nel secolo precedente portarono il Cristianesimo agli Abissini. I re Nubiani accettarono la Cristianità Monoteista praticata in Egitto e riconobbero l’autorità spirituale del patriarca Copto di Alessandria sotto la chiesa Nubiana. Una gerarchia di vescovi nominate dal patriarca Copto e consacrati in Egitto diressero le attività della chiesa ed esercitarono un considerevole potere laico. La chiesa sancì una linea di discendenza sacerdotale, confermando la legittimità della linea reale. A sua volta il monarca protesse gli interessi della chiesa. Il ruolo della madre della regina nel processo di successione fu parallelo a quello della tradizione matriarcale di Meroe. Poiché le donne trasmettevano il diritto di successione, un guerriero rinomato non di nascita reale poteva essere nominato e diventare re attraverso il matrimonio con una donna in linea di successione. La nasciata del Cristianesimo riaprì i canali alla civilizzazione del Mediterraneo e rinnovò i legami culturali e ideologici con l’Egitto. La chiesa incoraggiò l’alfabetizzazione a Nubia attraverso il suo clero istruito in Egitto e le sue scuole monastiche e cattedrali. L’uso del Greco nell’alfabetizzazione ha condotto finalmente al linguaggio Nubiano, che fu scritto usando un alfabeto indigeno che ha unito elementi dei vecchi scritti di Meroe e Copti. Il Copto, tuttavia, spesso apparve in circoli ecclesiastici e laici. Ulteriormente, i primi scritti hanno indicato una continua conoscenza del Greco familiare in Nubia come nel dodicesimo secolo. Dopo il settimo secolo, gli Arabi acquistarono importanza nel regno Nubiano, specialmente come tramite per il commercio. I regni Nubiani Cristiani, che sopravvissero per molti secoli, raggiunsero il loro picco di prosperità e di potenza militare nel nono e decimo secolo. Tuttavia, gli invasori Arabi ed Islamici, che nel 640 invasero l’Egitto, costituirono una minaccia per i regni Nubiani Cristiani. Molti storici credono che la pressione Araba costrinse Nobatia e Muqurra ad unirsi al regno di Dongola prima del 700. Sebbene gli Arabi abbandonarono presto il tentative di prendere Nubia con la forza, la dominazione Islamica in Egitto spesso rese difficile la comunicazione con il patriarca Copto o l’ottenimento dell’addestramento Egiziano del clero. Di conseguenza, la chiesa Nubiana restò isolata dal resto del mondo Cristiano.
L’arrivo dell’Islam L’arrivo dell’Islam ha cambiato sicuramente la natura della società Sudanese ed ha facilitato la divisione del paese tra nord e sud. L’Islam ha inoltre promosso l’unità politica, la crescita economia e lo sviluppo dell’istruzione tra i suoi adepti; tuttavia questi benefici si sono limitati in gran parte ai centri urbani e commerciali. La diffusione dell’Islam iniziò subito dopo la morte nel 632 del Profeta Muhammad. Da allora, egli ed i suoi seguaci hanno convertito il più delle tribù e dei paesi dell’Arabia all’Islam (letteralmente, sottomissione), di cui i Musulmani avevano mantenuto salda la fede individuale, lo stato e la società sotto il volere di Dio. I sovrani Islamici, quindi, esercitarono un’autorità temporale religiosa. La legge Islamica, che derivò inizialmente dal Quran, comprese tutti gli aspetti della vita dei fedeli, che furono chiamati Musulmani (“coloro che si presentano” alla volontà di Dio). All’interno di una generazione alla morte di Muhammad, gli eserciti Arabi hanno diffuso l’Islam sia a nord che a est, dall’Arabia fino al nord Africa. I Musulmani imposero il controllo politico sui territori conquistati in nome del califfo ( il successore del Profeta come capo supremo terreno dell’Islam). Gli eserciti Islamici vinsero la loro prima battaglia nel Nord Africa nel 643 a Tripoli (nella Libia odierna). Tuttavia, la dominazione Musulmana di tutto il Nord Africa ci fu per circa settantacinque anni. Gli Arabi invasero la Nubia nel 642 e poi nel 652, quando collocarono la loro sede nella città di Dongola e distrussero la sua cattedrale. I Nubiani eressero una difesa robusta, tuttavia, obbligando gli Arabi ad accettare un armistizio e a ritirare le loro imposizioni.
Gli Arabi I contatti tra i Nubiani e gli Arabi anticiparono ampiamente l’arrivo dell’Islam, ma l’arabizzazione della Valle del Nilo fu un processo graduale che si sviluppò in un periodo di circa 1000 anni. I nomadi Arabi vagavano costantemente nella regione in cerca di pascoli freschi, ed i marinai Arabi ed i mercanti commerciavano nei porti del Mar Rosso spezie e schiavi. Anche il matrimonio misto e l’assimilazione facilitarono l’arabizzazione. Dopo che un iniziale tentativo di conquista militare fallì, il comandante Arabo in Egitto, Abd Allah ibn Saad, concluse il primo di una serie di trattati rinnovati con I Nubiani che, con solo una breve interruzione, governarono le relazioni tra i due popoli per più di 600 anni. Fin quando gli Arabi governarono l’Egitto, ci fu pace alla frontiera Nubiana; tuttavia, quando i non-Arabi acquistarono il controllo del Delta del Nilo, si manifestò una tensione nell’Egitto meridionale. Gli Arabi ebbero dei vantaggi commerciali dalle pacifiche relazioni con Nubia e utilizzarono il trattato per assicurare che il viaggio ed il commercio procedesse senza ostacoli attraverso la frontiera. Il trattato conteneva inoltre accordi sulla sicurezza dove entrambe le parti concordavano che nessuno sarebbe andato in difesa dell’altro in caso di attacco da una terza parte. Il trattato obbligava entrambi a scambiarsi annualmente un tribute come simbolo di benevolenza, i Nubiani in schiavi e gli Arabi in grano. Questa formalità fu solo un segno del commercio che si sviluppò tra le due parti, non solo per queste merci ma anche in cavalli e merce artigianale portati a Nubia dagli Arabi e in avorio, oro, gemme, gomma araba, e bestiame portato indietro da loro in Egitto o spedito in Arabia. L’accettazione del trattato non indica la sottomissione dei Nubiani agli Arabi, ma il trattato impose condizioni per un’amicizia con gli Arabi che alla fine permise agli Arabi di raggiungere una posizione privilegiata a Nubia. Per esempio, il trattato permetteva agli Arabi di comprare le terre dai Nubiani del sud alla frontiera con Aswan. I mercanti Arabi stabilirono mercati nei paesi Nubiani per facilitare lo scambio di grano e schiavi. Gli ingegneri Arabi supervisionavano il funzionamento della miniera ad est del Nilo nella quale impiegavano gli schiavi per l’estrazione dell’oro e degli smeraldi. I pellegrini Musulmani in viaggio verso la Mecca viaggiavano attraverso il Mar Rosso su traghetti da Aydhab a Sawakin, porti i quali ricevevano anche carichi inviati dall’India all’Egitto. Le genealogie tradizionali mettono in luce l’eredità della maggior parte della popolazione della Valle del Nilo che si è mescolata alle tribù Arabe che migrarono in questa regione durante questo periodo. Ogni gruppo non parlante Arabo si proclama discendente di antenati Arabi. I due più importanti gruppi parlanti Arabo che emersero in Nubia furono i Jaali e i Juhayna (vedi Gruppi Etnici). Entrambi mostrarono una continuità fisica con la popolazione indigena pre-Islamica. La prima richiesta di discendenza dal Quraysh, fu da parte della tribù del Profeta Muhammad. Storicamente, i Jaali sono stati coltivatori sedentari e cittadini stabiliti lungo il Nilo e ad Al Jazirah. I nomadi Juhayna consistevano in una famiglia di tribù che includevano i Kabbish, i Baqqara, e i Shukriya. Essi furono discendenti degli Arabi che migrarono dopo il tredicesimo secolo in un’area che si estende dalla savana al semi deserto occidentale del Nilo fino alle colline orientali del Nilo Blu. Entrambi i gruppi formarono una serie di tribù di sceicchi che riuscirono a frantumare I regni Cristiani Nubiani e che furono spesso in conflitto tra loro e con i loro vicini non-Arabi. In alcuni casi, come tra i Beja, la gente indigena assorbì i migranti Arabi che si insediarono tra loro. Le famiglie governanti Beja più tardi stabilirono la loro legittimità in seguito ai loro reclami sulla discendenza Araba. Sebbene non tutti i Musulmani della regione parlavano Arabo, l’accettazione dell’Islam facilitò il processo di arabizzazione. Non ci fu una politica di proselitismo, tuttavia, e la conversione forzata fu rara. L’Islam entrò nella zona per un lungo periodo di tempo attraverso i matrimoni misti ed i contatti con i mercanti ed i coloni Arabi. L’esenzione dai tributi nelle regioni sotto il potere Musulmano fu un grande motivo di conversione. A seguito della conquista Musulmana della zona, nel 1276 i governatori Mammalucchi dell’Egitto consegnarono Nubia ad un comandante Musulmano. I Nubiani stessi si convertirono all’Islam gradualmente; la maggioranza di essi rimase Cristiano fino al quindicesimo o sedicesimo secolo. Durante il sedicesimo secolo, la fratellanza religiosa Musulmana si diffuse attraverso la Nubia del nord, e l’Impero Ottomano esercitò la sua giurisdizione attraverso comandanti dell’esercito le cui regole sono esistite per tre secoli. Nel 1820 Muhammad Ali, che governò l’Egitto a nome degli Ottomani, inviò 4,000 truppe in Sudan per eliminare dalla zona i Mammalucchi. L’invasione provocò il dominio Ottomano – Egizio in Sudan dal 1821 al 1885; il governo fu caratterizzato dall’introduzione di corti secolari e da una gande burocrazia. Il 1880 vide l’ascesa del movimento Mahdist, che consisteva nei discepoli di Muhammad Ahmad ibn alias Sayyid Abd Allah, un Sudanese che si proclamò il Mahdi o "colui che guida" e lanciò una jihad contro i governatori Ottomani. La Gran Bretagna considerò i Mahdisti come una minaccia alla stabilità della regione e inviò prima Charles George Gordon e poi Herbert Kitchener in Sudan per affermare il controllo Britannico. La conquista Inglese portò all’istituzione del dominio Anglo-Egiziano e, inizialmente, ad un governo militare in Sudan, seguito poi da un’amministrazione civile. Gli Inglesi ignorarono generalmente il sud del Sudan fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, permettendo a società occidentali di missionari di costruire scuole e attrezzature mediche nella zona. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il nazionalismo Sudanese, che favorì sia l’indipendenza che l’unione con l’Egitto, riscosse il consenso popolare. Riconoscendo l’inevitabile, la Gran Bretagna firmò un accordo auto determinato con il Sudan nel 1952, seguito da un accordo Anglo-Egiziano nel 1953 che stabiliva un periodo di transizione di tre anni di auto-governamento. Il Sudan dichiarò la propria indipendenza il 1 Gennaio 1956. |
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Tramonto sul Nilo |
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Danzatori Africani | |
Villagio Nubiano vicino Sdeinga | |
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Villagio vicino Dongola |
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Piramidi di Meroe |
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Piramidi di Meroe |
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Statua di Taharka a Tumbus | |
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Aspettando il traghetto a Umm Tuyur |
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Bambini nubiani | |
Traghetto locale |
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Il mercato a Omdurman |
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Campeggio in un villagio vicino Dongola | |
Museo Etnografico | |
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Antica Dongola |
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Affresco a Faras |
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Dervisci a Omdurman |
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Darb el Arbain |
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Strada di Khartum |
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Spezie |
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Isola di Sai | |
Casa Nubiana | |
Sulla Strada per Dongola | |
Ragazzi vicino Tumbus | |
Darb el Arbain | |
Village near Soleb |